A volte, devi imparare, a non essere troppo te stessa.
E anche da lui, che era l’unica persona, che era riuscita a non impedirmi di essere chi ero spazzando via ogni mio timore, decisi di nascondermi, per non perderlo per sempre.

Era la prima volta, che mi ero trovata di fronte, a chi sembrava capirmi, alla perfezione.
La prima volta, che qualcuno, riusciva ad apprezzarmi per quella che ero e non solo per ciò che potevo apparire, agli occhi di tutti.

Mi ero spogliata completamente, davanti ai suoi occhi. E non avevo nemmeno provato vergogna a farlo.

Mi ero completamente svestita, di ogni paura. Ero nuda. Con in mano nient’altro che il mio cuore aperto e fragile, come non lo era stato mai.

Gli avevo parlato di ogni mio dolore. Di tutti i miei più grandi fallimenti e di come lui, con la sua autentica bellezza, era riuscito a salvarmi, da tutto quello schifo, in cui ero sprofondata.

Un vuoto di apatia abissale, da cui era quasi impossibile, per me, uscirne.
Ma che, grazie alla sua presente assenza, ci ero riuscita.

Mi ero liberata da tutto quello, che non ero mai stata capace, di dire a nessuno.
Chiunque sarebbe fuggito via alla prima parola, mentre lui, era rimasto lí.
Al mio fianco. A proteggermi da ogni male con tutta quella dolcezza che non sapevo nemmeno potesse esistere.

Quella dolcezza di cui ero sempre stata spettatrice e mai protagonista.
Dio, come era bello esserlo.
Avrei fermato il tempo in quegli istanti di silenziosa tenerezza e sarei morta cosí, tra la felicità del suo abbraccio.

Forse, avevo davvero, perso la ragione. Mi ero lasciata rapire, dalla magia di momenti, che sembravano un sogno e avevo fatto lo sbaglio di essere chi ero.
Mi ero lasciata, ancora una volta, fregare, dalla mia innocente mania di fantasticare. E sta volta, con l’unica persona, che mi aveva davvero, resa felice.

Ed io, quella felicità, non la volevo perdere.
La volevo riavere, riassaporare sulle labbra aride di amore, riabbracciare stretta al mio corpo solo e stanco, riannusare nell’aria, che ora, non sapeva altro, che di squallido addio.

E l’unico modo per riaverla, l’unico modo per riavere me stessa, era dimenticare di esserlo.
Rindossare la maschera di colei che non esiste, chiudere a chiave il mio cuore spalancato, uccidere la dolce bambina affamata d’amore e attenzioni e dargli ciò che in fondo realmente voleva:
Una donna fredda, distaccata, incurante di lui, stronza e priva di emozioni.

Mi ci volle un intero giorno, prima di riuscire ad annientare me stessa ed interpretare, il dannato ruolo, di questo orrore di donna.
E non nego, di aver rabbrividito e provato disgusto e vergogna per me stessa, guardandomi allo specchio.

Ma d’altronde, se c’era una cosa che avevo capito da questa storia, se c’era una cosa che avevo capito da lui, era che bisognava essere egoisti.

Ed io, decisi per una volta, di esserlo. Come lo era stato lui con me, infischiandosi altamente, di ciò che provavo io. Di ciò, che provava lui, sotto quell’apparente e falsa indifferenza, che ora, gelidamente, interpretava.

Sì, perchè se c’era una sola possibilità, di farlo tornare da me, se c’era un solo modo per rivederlo ancora, era nascondermi. Proprio come stava facendo lui.

Ed io, volevo riaverlo. E non potevo, di certo, permettergli, dopo tutto il dolore che mi aveva inflitto, di dargliela vinta.
E se avessi continuato ad essere chi ero, l’innamorata disperata donna dal cuore infranto, non avrei avuto altro, che silenzio. Ed altre spietate parole d’orrore, inducendolo ad allontanarsi, per sempre da me.

Avevo già fatto questo errore una volta. Ora non c’era piú tempo, di sbagliare.
Così, con tutto il mio amore bruciato dalla fiamma di un inganno, senza umanità e dolore, gli diedi ciò che voleva.
Rinunciai alla mia identità, per vincere.

Quello fu l’unico e raccapricciante tentativo che fu in mio potere fare, per qualche minuto di gioia in più, che mi stava portando via, tra i ricordi di un incanto.

E lo feci.
Dunque, era contento?
Che cosa credeva, che sarei annegata per sempre, tra le lacrime rinunciando all’unica persona che mi aveva resa protagonista di una favola, senza lieto fine?

Credeva davvero, che sarei caduta nella sua stupida e infame trappola?
Che me ne sarei andata, così di scena, tra parole di sconforto e la rassegnata sconfitta, della povera innamorata vittima di atroce inganno?

Eh no, mi dispiace. Non gli avrei reso il gioco così facile, dopo tutte quelle infami bugie e false promesse.
Credeva di poter entrare ed uscire dalla mia vita così facilmente?

Eh no, non funziona così con me. Nella mia vita c’era entrato ed ora ci restava.
A costo di soffrire, a costo di sentirmi, per l’ennesima volta, usata e gettata tra le fiamme ardenti, dell’abbandono.

A costo di non avere, in fondo, ciò per cui, mi ero, da sempre, battuta.
Stavolta, sarei stata io, ad usare lui.
Imperterrita alle sue lame taglienti, mi sarei ripresa, ciò che mi faceva stare, maledettamente bene.

E me ne sarei andata, per poi ritornare.
Perché sí, stavolta sarebbe stato lui, ad avere bisogno di me.
Stavolta sarebbe stato lui a cercarmi, stavolta sarebbe stato lui, a tornare da me.

E a non andarsene più.
Stavolta, fingendo chi non ero, avrei protetto il mio amore da lui, ad ogni costo. E avrei vinto.
Doveva solo sfidarmi.
- Aforismi pinkidea
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