Il brutto del mio essere, è che in un qualche modo, mi ritrovavo sempre, a pensare troppo. E pensare, si sa, che non è salutare, per una come me.

Sensibile fino al midollo.
Dolce e romantica, come una ragazzina, in cerca della sua favola a lieto fine.

É cosí, quando una persona mi entrava dentro, il mio gelido muro di ghiaccio, finiva, inesorabilmente, per sciogliersi come neve al sole, mostrando chi ero davvero.
Ero nuda. Completamente scoperta agli occhi di chi amavo.

E non c’é niente di più sconcertante, di sentirsi completamente rapiti, da qualcuno, che ti induce, cosí inconsciamente, ad essere te stessa.

Non c’è via di scampo.
Il tuo cuore si apre, le tue mani scrivono cose, che tu, non diresti mai, se pensassi, anche solo per un istante.
E i tuoi occhi, beh i tuoi occhi, potrebbero abbagliare chiunque, li incrociasse, casualmente, per strada.

E il brutto di sentirsi così bene, non può portare altro, che il triplo, dell’insicurezza, che normalmente, avrei.
Un ciclo di domande senza risposta, cominciarono, cosí, a scorrere nella mia testa e la paura di non bastare mai, prese il sopravvento, in me.

Perché sí, per farla breve, era questa, la mia paura più grande. Non bastare mai, a chi, si insinuava nel mio cuore e nei miei assidui pensieri.

Paura, di non lasciargli, mai dentro, quel qualcosa in più, quella magia incontrastabile, che lo avrebbe indotto, a volermi nella sua vita, a tutti i costi.
Superando la distanza, il tempo, le paure e qualunque individuo, che avrebbe osato ostacolarlo; impedendogli di raggiungermi e portarmi via con sé.

E se non volesse più rivedermi?
Dico: se una volta visti, si concludesse il tutto con un bel “ciao, ciao! é stato bello e tanti cari saluti”?
Sì, se tutta quella gioia, quell’attesa di vederlo, finalmente, dopo tanto tempo, non fosse altro, che un dolce sogno, destinato a svanire, insieme, a tutti gli altri?

Ecco, era questo, il brutto, di sentirmi, di nuovo io.
Che poi, tutti quel bel fantasticare e sognare, non fosse altro, che l’ennesimo salto, in un vuoto agoniante e senza via d’uscita, che, purtroppo, conoscevo, fin troppo bene.

Basta! Dovevo smetterla di pensare!
Smetterla, di rovellarmi, inutilmente, il cervello, prima del tempo.

D’altronde, mi stavo risentendo viva, dopo mesi, di disperazione e apatia. E questo, era l’importante.

Poi, ciò che sarebbe accaduto, il destino me lo avrebbe mostrato, quanto prima.
Questo era il momento migliore.
Il momento dell’attesa, dell’arrivo, di qualcosa di meraviglioso, e non potevo di certo, perdermelo così, per le mie stupide insicurezze.

No, stavolta, poteva essere, la volta buona. Ed io, dovevo crederci.
Crederci fino in fondo.
Solo cosí, si sarebbe avverata.
