Palma d’Oro al Festival di Cannes 2018 é stato “Un affare di famiglia” di Hirokazu Koreeda.
Un film made in Giappone che ha portato al Festival di Cannes il quadro di una “famiglia” giapponese dei giorni nostri che si trova a vivere in condizioni disagiate anche a causa del periodo di crisi economica del paese.
Davanti alle innumerevoli difficoltà economiche da affrontare, la famiglia ricorre a scorciatoie disoneste. Ad esempio, numerosi furti presenti durante lo sviluppo delle vicende, per garantirsi una minima sopravvivenza a livello di reddito.
Questa famiglia, se così si può definire, non vanta solo legami di sangue tra gli individui che la compongono. Si fonda anche intorno a rapporti nati sulla base di qualche interesse reciproco. Successivamente questi legami si rivelano essere mossi anche dalla sensibilità e dall’affetto dei protagonisti. Questo a dimostrare che non tutti i legami di sangue alla fine si dimostrano essere sempre i migliori.
I TEMI, IL FIL-ROUGE, LA FOTOGRAFIA
Nel film molti temi ricorrenti si susseguono come base delle vicende all’interno della trama narrativa.
Il TEMA-PROBLEMA della MORTE che si presenta sia livello sociale che legale. La LIBERTÀ che viene intesa come strumento a completa disposizione dei personaggi per agire e reagire in base a cosa gli suggerisce la loro coscienza. La LEGGE che si attiva nei vari casi per combattere l’illegalità e la scorrettezza delle azioni.
Una contrapposizione evidente nella caratterizzazione dei personaggi è facilmente individuabile nel continuo e perenne conflitto tra giusto e sbagliato, tra libertá e oppressione, tra il non perdonare e il perdonare per poi ricominciare.
La maestria di Koreeda si concretizza proprio nel modo in cui il regista giapponese riesce a mettere sul grande schermo anche la più illegale delle azioni. Senza mai, però, farci dimenticare che anche dietro la delinquenza possa esistere un grande cuore, una grande sensibilità che superano qualsiasi forma di razionalità.
“Un affare di famiglia” vanta anche una fotografia che ci permette di viaggiare all’interno dell’immensa e straordinaria cultura giapponese. Ci fornisce una chiara e brillante visuale sia dell’ambientazione, dei personaggi e della loro personalità e dei suoi aspetti più nascosti attraverso l’utilizzo di luci, inquadrature e colori scelti per risaltare i loro aspetti caratterizzanti.
Il regista ci porta dentro a un viaggio nel suo Giappone e nella storia di questi personaggi quasi come volesse svelare una sua spiccata sensibilità nei confronti dei temi più delicati della vita e dell’esistenza.
Un film che fa riflettere, commuovere e ci fa immergere in realtá a volte lontane da noi ma che sembrano essere comunque tanto vicine. Ci spinge ad assumere un atteggiamento riflessivo, critico e oggettivo nei confronti di situazioni non sempre usuali.
Un film da vedere. Un viaggio emozionante da compiere.
IMMAGINI prese da Ansa/Cultura/Cinema, Artapartofculture, Cinematografo.it.