“Andiamo a prenderci un caffè? Io ne ho proprio bisogno.” Si porta una mano al petto. “A te non va?” mi chiede poi.
“Sì sì lo prendo anche io…andiamo!” Rispondo.

“Sono contento che abbiamo parlato. Mi ero davvero comportato male con te…” mi confessa.
“Lo so. Soprattutto bloccarmi è stato davvero squallido. Sei stato squallido” gli scaglio addosso agitata.
“Hai fatto la stessa identica cosa che ha fatto quello stronzo infame. E tu sapevi bene quanto c’ero stata male…mi ero confidata con te!” continuo.
Le mie parole sono disperate. Io sono disperata.
“Lo so… ti chiedo scusa. Prometto che non ti bloccheró più.” replica dispiaciuto.
“No. Non farlo mai più. Non ha senso…” ribatto risoluta.
“Vieni qui.” si avvicina verso me e mi abbraccia stringendomi forte a sé.

Come se non aspettassi altro da una vita, gli getto le braccia al collo e mi lascio travolgere da quel gesto che tanto desideravo.
Che mi mancava da mesi.
Nessuno potrebbe mai immaginare quanti…
“Finalmente sono a casa!” pensai, mentre il mio corpo si era ormai fuso completamente al suo al dolce ritmo dei nostri cuori pulsanti d’amore.
Inaspettatamente, lo sento stringermi sempre più forte. Non semplicemente forte, ma così forte da sentirlo tremare.
Così forte, da capire chiaro e netto che in quell’abbraccio c’era dentro tutta la sua anima, i suoi dolori, i suoi tormenti, le sue angosce.
C’ero io.
Pur non sentendo alcun suono fuoriuscire dalle sue labbra, potevo udire, potente e nitida, la sua voce gridarmi: “Resta con me…non mi lasciare. Non respiro se tu non ci sei…”.
Ed è proprio vero quando si dice che le parole sono niente di fronte ad un gesto di immenso valore e sentimento.
È proprio vero quanto la potenza di un abbraccio possa comunicare tutto quello che le nostre voci non riuscirebbero mai a rivelarci.
E con quell’abbraccio, con la semplicitá straordinaria di un gesto di tale importanza e intensità, lui aveva distrutto, disintegrato, demolito, annientato, in milioni di pezzi, ogni singola meschina e atroce parola che aveva pronunciato giusto appena pochi istanti prima.
“Grazie che mi capisci!” mi bisbiglia, con tono angosciato.
Tra le mie dita raggruppo i capelli che gli ricoprono la nuca e con enfasi e dedizione, li stringo, trepidante, forte a me.
In quel preciso istante e con un solo gesto, gli rispondo in silenzio: “Sono qui. Sono sempre stata qui. E non me ne andrò mai via da te…non lo farò, amore mio.”.
“Io capisco sempre! Sono buona io…” gli sussurro invece, con un velo di tristezza nella voce, dando risposta alle sue parole.

“Lo so…” conclude lui tremamdo e stringendomi sempre più forte a sé.
I nostri corpi stanchi e affranti trepidarono dentro una dolce morsa d’amore impossibile.
Anche il mondo si fermò a guardarci.
Non c’eravamo che noi.
Due anime perse che si erano appena ritrovate per dirsi addio dentro alla disperazione di un abbraccio che non voleva dividerle più.
Lentamente, allontanò le sue braccia dal mio corpo, alzò il volto, afferrò la mia testa tra le mani e stringendola forte, mi guardò fisso negli occhi.

Era uno sguardo disperato, straziato, infuocato, innamorato.
“Basta… non ce la faccio!” sussurrò un attimo prima di avvicinare con ardore il mio viso alle sue labbra.
“Sì…basta.” Replicai allora con gli occhi spalancati e prostrati quanto i suoi.
E finalmente, le nostre aride bocche affamate, si incontrarono disperatamente.
Non appena furono perfettamente unite le une alle altre, si mangiarono, afferrarono e morsero in un infinito susseguirsi di baci sognati, bramati e desiderati da un tempo infinito.

Le nostre lingue si esplorano come fossero in continua ricerca di conoscersi ogni volta un po’ di più.
Le nostre mani chilometri sui nostri corpi ardenti ad accarezzarci schiena, glutei, spalle ed ogni singolo pezzo di pelle che ci componesse.

Ero così esausta e al contempo estasiata di poterlo finalmente sentire ancora sotto le dita, che avvertii dentro me, un triste e dolce senso di commozione che non mi abbandonerà mai più.
Che mi accompagnerà per il resto della mia vita.