Il 23 Gennaio alla Cineteca di Bologna Toni Servillo ha presentato il docufilm “Il teatro al lavoro” , regia di Massimiliano Pacifico.
Protagonisti sono la costruzione e il lavoro che ci sono stati dietro allo spettacolo “Elvira” sulle lezioni di Jouvet al Conservatorio d’Arte drammatica di Parigi nel 1940 in Italia. Spettacolo di Toni Servillo prodotto insieme al Piccolo Teatro di Milano.
Ambientato negli anni ’40, “Elvira” comprende le lezioni fatte da Jouvet all’attrice Claudia, sulla seconda scena del Don Giovanni di Molière.
Lo spettacolo é stato portato in tournée in varie città d’Italia e d’Europa e il docufilm ha posto l’attenzione verso le fasi di preparazione degli attori per le varie rappresentazioni.
Partendo dalla Biennale di Venezia arrivando a Parigi passando per Napoli, gli attori giorno per giorno studiano duramente e ascoltano i preziosi consigli del Toni Servillo attore.
L’attore si concentra sulla difficoltà del mestiere di portare sulla scena un personaggio reale, un personaggio in cui immergersi perdendo un po’ del proprio “io”.
Non bisogna cadere nella unica e banale ripetizione dei testi ma farli propri donandogli la giusta connotazione del personaggio a cui appartengono.
Il teatro rispetto al cinema vive dell’autenticità e della genuinità degli attori, che a breve distanza dal proprio pubblico reale, portano a viaggiare nei mondi dei loro personaggi.
Servillo in “Il teatro al lavoro” spiega come nel teatro anche il minimo gesto, una semplice passeggiata, un’inclinazione del corpo necessitino di attenzione.
La recitazione richiede un lavoro di combinazione tanto di interpretazione quanto di essenza. E’ imprescindibile il recitare dal muoversi sulla scena con una certa coscienza del corpo e dei movimenti.
L’attore vuole spiegare alla giovane attrice Petra Valentini, interprete di Claudia per Jouvet, come il teatro oltre al talento richieda anche tanto lavoro, dedizione e impegno. Bisogna porsi nudi davanti al personaggio. Mettere a disposizione una parte profonda di te stesso nei confronti del personaggio. Accogliere e restituire al personaggio la sua complessità e la tua, quella che possiedi al momento.
Lo spettatore deve sentirsi trasportare dentro lo spettacolo, come parte integrante della storia. Deve emozionarsi. Portarsi a casa “quel qualcosa in più”. Uscire da teatro e “avere voglia di fare l’amore” come dice Servillo stesso.
La visione del docufilm si può osare definire “necessaria” per chi ha ancora voglia e bisogno di immergersi in un mondo di arte e teatro dove tutto ciò che conta é far parlare anima e cuore.
Dove tutto ciò che si desidera é trasmettere un senso di condivisione attraverso l’arte spesso meno conosciuto ai molti, ma che presto sarà molto amato da tanti.
Per i possessori di una certa sensibilità é contagioso immergersi nella magia del teatro e Servillo ci contagia meravigliosamente.
E lasciamoci contagiare, anche stavolta ne vale la pena.
Molto lieve e gradevole, alla lettura, il “report” scritto da Serena Ferriani a proposito del ‘docufilm’ realizzato da Massimiliano Pacifico sul nostro grande attore Toni Servillo.
Le impressioni e il taccuino della blogger ci danno quasi la sensazione di essere lì e di assistere all’incontro.
Una specie di “presa diretta” che grazie alle sue parole dirette ma nitide rimane.
Marco Bettoni Pojaghi
direttore
Istituto e Biblioteca Italo-Tedesca
Villa Torlonia
Roma