La cosa che più odiavo in tutto quello schifo, era non potergli dire, piú niente.
Non potergli raccontare quello che mi succedeva.
Non potergli parlare anche delle cose più banali, non poterlo fare liberamente, senza dovermi sentire, ad ogni inutile messaggio, un peso insostenibile.

Senza dovermi considerare, per lui, un’estranea. O peggio, una persona con cui aveva litigato furiosamente o che gli aveva fatto, qualcosa di irritante.
Perché io, non ero nulla, di tutto questo.
Non ero un’estranea per lui. Né tanto meno, avrei mai speso il mio tempo, a litigare.
E poi, a dirla tutta, come si poteva litigare con lui?
Era la cosa più assurda, di questo mondo.
Lui era la persona più dolce e adorabile che avevo conosciuto, come sarebbe stato possibile, rovinare un momento al suo fianco?
Eppure, nonostante, tutto ero bloccata.
Legata.
Stretta al freno della distanza.

Già, perché la vera distanza, non era quella che separava i nostri corpi bramosi di possedersi l’un l’altra, ma la distanza, al quale ero stata costretta io, da lui.

La distanza che mi imponeva di frapporre tra noi, per convincermi, a lasciarci andare.
A lasciarlo andare, per sempre.

Ed io, ogni giorno che passava, ero sempre più desiderosa di averlo nella mia vita. Di sentirlo e di potergli donare la mia presenza, contro ogni sua infame volontà, di allontanarmi.

E, ad ogni parola che ingoiavo, ad ogni cosa che non gli raccontavo tra le lacrime, ad ogni pensiero che nascondevo, celato da una falsa e sofferta indifferenza, sentivo di amarlo sempre di più.

Di amare persino le sue parole assassine, che nascondevano docili debolezze e paure.
Di amare ogni suo ricordo, che mi aveva lasciato e che non avrebbe mai smesso di vivere in me.

E quello, nessuno avrebbe mai potuto portarmelo via.
Nemmeno lui.
Quei momenti erano solo miei. O meglio, solo nostri.
Perché, per quanto si stesse impegnando a respingermi ed allontanarmi dalla sua esistenza, non avrebbe mai potuto liberarsi di noi.

Di quello che eravamo e che siamo ancora.
E se solo si fermasse un istante a pensarci. Si renderebbe conto, che noi viviamo e vivremo per sempre in lui.

Nei suoi pensieri, nel suo cuore, nella sua anima, in cui sono custoditi tutti quei nostri baci, abbracci, carezze, abbandoni di corpi che non svaniranno mai.
