Avevo la mia mano dentro alla sua.
Nella magia, di quel breve tratto eterno di noi, in cui eravamo l’uno accanto all’altra.
Come fosse la cosa più naturale e semplice di questo mondo.

Eravamo lí, insieme, a camminare in mezzo a un mondo, che pareva sorriderci nel vederci uniti e beati.

E, per la prima volta, in tutta la mia vita di tristezza e solitudine, mi sentii felice.
Felice per davvero.
Senza angosce, senza dolore, senza pensieri, che trascinano l’anima verso un vuoto privo di luce.

Ed io, non potei che godere di quelle sensazioni nuove e sconosciute, senza aspettarne la fine.
“Ci rivedremo quindi vero?”
Gli dissi, mentre il cielo e il sole, ci avvolgevano in un immenso, che pareva ammirarci stupito.

E in quel momento, solo in quel breve istante di esitazione, i miei occhi si intrisero di un velo di tristezza e malinconia, che furono poi subito spente, al suono rapido e deciso, della sua risposta:
“Assolutamente sí”.
Ed ecco di nuovo il sereno.
La pace dei sensi.
La gioia totale che non ero mai riuscita a provare se non in quei momenti.

Se non con lui.
Camminammo veloci, tra il passare della gente invisibile ai nostri sguardi.

Camminammo, costantemente, mano nella mano, come la coppia di fidanzati che avevo sempre osservato da lontano, con le lacrime agli occhi e le spine nel cuore.

Che avevo sempre visto in ogni dove, provando anche un po’ di invidia, ma che in quel momento, mi accorsi di non poter più provare.
Perché nessuno era e sarebbe mai stato, come noi.
Eravamo qualcosa di perfetto.
In quella fretta del nostro vagare vicini in un cammino che non si sarebbe mai più scordato di noi.
E tra brevi parole e sorrisi, che ne susseguirono, giungemmo, dunque, alla stazione.

Si, eravamo arrivati alla fine.
Alla fine del nostro tempo.

Dei nostri attimi eterni di baci, abbracci e coccole infinite.
Del nostro sentirci uniti, eccitati e felici di essere finalmente lí, dove sognavamo di essere, da sempre.

A casa.
Ed io lo baciai.

Sí, ci baciammo per l’ultima volta, ancora emozionati, da tutto quello che avevamo provato e vissuto, insieme.

Mi morse di nuovo le labbra, ed io, lo sentii, ancora più mio.
Mio, in quel pulsare di piacevole dolore, che non si sarebbe mai più scordato di lui.
Della sua insaziabile passione, delle sue labbra.

“Scrivimi appena sali sul treno, ok?”
Gli dissi accennando un lieve sorriso.
“Certo”. Rispose senza esitare.

Così, ci allontanammo, l’uno dall’altra.
E dopo avergli lanciato un ultimo bacio premendo la mia mano sulle labbra, mi voltai, mentre lui, scese le scale e se ne andò.

Se ne andò con la nostra immagine incancellabile.

Se ne andò, coi nostri baci di miele, violentemente, romantici.

Se ne andò, con le nostre carezze delicate sulla pelle.

Se ne andò, con in nostri abbracci disperati, forti e indelebili.

Se ne andò.
E quella fu la prima e ultima volta che lo vidi.
Ma vi posso assicurare, che nell’aria, chiunque, si sarebbe potuto inebriare di mille odori, che aveva lasciato andando via. Ma di sicuro, mai, e dico mai, avrebbe potuto, sentire la benché minima traccia, del putrido e acre odore, che lascia un addio.

No. Se qualcuno, mi avesse detto, che quella sarebbe stata la fine, che non ci saremmo mai più rivisti, che sarebbe stato l’inizio della fine di noi, di quello che avremmo potuto essere, beh, devo dire, che gli avrei riso in faccia, senza esitare.
Dentro di me, non sentivo nessun dolore di abbandono.

Nessuna paura di addio, rabbia di menzogna o vuoto di solitudine.
E, per quanto io fossi stata imbrogliata nella mia desolante esistenza, c’era sempre stato qualcosa, che era emerso da dentro di me, in grado di farmi svegliare dal mio etereo sognare.
Un allarme, lampeggiante la parola: “illusa”
Un segnale evidente, che avevo stupidamente evitato di vedere, per non cadere, dalla nuvola rosa, in cui mi ero adagiata, sempre, volentieri.
E se quella volta non suonó, se non sentii dentro me, nessun segnale di avvertimento, un motivo doveva pur esserci.

E quindi, forse, allora, lo rivedrò.
Forse, ci sarà ancora tempo, per noi.

Notti in cui unire i nostri corpi, mescolare i nostri respiri e fonderci in un unico piacere.

Giorni in cui baciarci tra la gente e ridere, in mezzo al mondo, delle cose più banali, ma anche più belle.

Minuti in cui guardarci e non desiderare più niente.
In cui piangere insieme e sentirci al sicuro, tra il calore delle nostre braccia.

Sí, forse non sarà la fine.
Forse, quello, era davvero, l’inizio di un noi, che non ha futuro, ma la bellezza, di un tempo infinito.
