Per niente al mondo: romanzo a puntate

Per niente al mondo: romanzo a puntate

Capitolo 2

Solo maschere
Nei teatrini itineranti dell’ipocrisia.
Pochi volti illuminati, violati, tumefatti, denigrati…
Ognuno è misura di sé stesso:
grande ego o piccolo io.

L’anima inquieta trova similitudini inaspettate.
La solitudine è vocazione:
non è malessere ma rara virtù…

La notte preannunciava incubi e desideri, sfida e abbandono alle illogiche possibilità dei pensieri.

Appollaiato sul sofà stile liberty color giallo canarino, Mattias viaggiava nello spazio e nel tempo. Un labirintico girovagare sterile, come la ricerca ossessiva di una collocazione reale e plausibile alle proprie infime e deliranti congetture. Difficile placare quello stato di piacevole abbandono scaturito da un incontro magico e fugace consumato in una giornata come tante. Un monologo esistenziale dominato dall’apparente calma dell’anonima quotidianità. Perduto, plagiato e sconfitto da un’estasi disumana, intrigante, barbaramente letale – una rabbiosa agonia uccisa dalla codardia di pochi istanti – Mattias interrogava se stesso.

Tutto si riduceva al confondersi; fino al perdersi sulle grandi contraddizioni della vita: programmazioni che pianificavano tutto, anche i sentimenti. Pagine di vita che il destino riusciva a centellinare in pochi, infiniti spiccioli tintinnii di vissuto nella realtà tangibile di un tempo senza misura, logica, dimensione.
Divorato da un dirompente stato confusionale misto a sentimento, erotismo, piacere, dolore e lotta interiore, Mattias invocava il buon senso. Implorava quella scaltrezza che da sempre lo aveva estraniato e svincolato dalle stucchevoli catene sentimentali di innamoramenti sporadici finalizzati al nulla.

Quella virilità che era forza, culto maniacale di un’esteriorità fine a sé stessa – abilità nel ripudiare affetti, amori ed altre banalità – si annullava di fronte alla consapevolezza di un sé alieno. Un alter ego rimosso da un’incuria introspettiva che adesso rivendicava attenzioni e sembrava esplodere in tutte le sue oscure declinazioni. Un bisogno latente che si preparava a risalire la china di un lungo sopire , con una forza disumana e sconvolgente.

“L’amore può nascere e tramontare in un battito di ciglia, pensava Mattias, eppure non basterebbe una sola esistenza per colmare quello stato subliminale di totale appagamento interiore.”

Soltanto un elevato stato vitale sarebbe stato in grado di trasformare le illogiche leggi dell’innamoramento in inconsapevole follia. In delirante abbandono ai piaceri effimeri e necessari che la vita, ora, sembrava offrire inaspettatamente.

L’alba non tardò a illuminare quel volto trasognato, circospetto e confuso che tradiva l’umana insicurezza di un ostentare che millantava padronanza di sé, autostima, popolarità. Mattias balzò in piedi da quel divano antico che aveva sostenuto il peso di antiche tristezze. Un gineceo caldo e accogliente che lo aveva avvolto negli intimi momenti di una solitudine ingombrante, frustrante e, a volte, insopportabile.

A nulla sarebbe servito rifocillare quella fame insaziabile di identità con la movida chiassosa di serate buttate via nel nulla. Consumate a ingannare quel malessere esistenziale che implorava calore, affetto, umanità. A nulla sarebbe servito imbastire falsi connubi convenzionali travestiti da anonime sagome animate di lussuria e ipocrisia. A nulla avrebbe condotto quel futile divertimento imbrattato da spettri umani agghindati da maschere senza volto, senza anima. Animali sociali privi di identità, forma, ideali.

Mattias sfidava la ragione con la forza dell’istinto. Accarezzava la sua inquietudine attraverso gli occhi languidi di una giovane donna triste; come la malinconia del tramonto di un’anonima mattina di primavera. Per niente al mondo avrebbe barattato quella tristezza straordinaria, infinita e fiera con la banalità di una vita priva di ordinaria e disarmante follia.