“Vado?” Chiedo, con il cellulare in mano, alla mia migliore amica seduta in auto accanto a me, mentre le dita mi tremano e il cuore quasi mi scoppia nel petto.
“Vai!” Risponde il mio tesoro, sorridendomi e stringendomi la mano.
Per fortuna c’era lei in quel momento di pura agonia. Non avrei mai potuto affrontare quella situazione con nessun altro. Nessuno mi avrebbe dato mai la forza che mi dava lei, nessuno sapeva capirmi e proteggermi di più. Lei è quell’unica persona che riesce a calmarmi anche mentre mi sento morire e senza la quale sarei persa.

Il telefono squilla a vuoto per qualche istante poi ecco la sua voce che arriva soave e limpida a colpirmi forte come un pugno nello stomaco.
“Pronto?” Domanda con tono allegro prima di sapere chi sono.
“Pronto…ti disturbo? Ti sto chiamando da questo numero perché nel mio ho finito i minuti, ascolta una cosa: hai letto per caso il messaggio che ti ho scritto su Instagram?”
Comincio, con voce tremante cercando di ostentare sicurezza.
“Oi ciao! Nnno, non li ho letti” risponde lui fingendo quiete e fermezza.
“Ah ok. No perché praticamente martedì vengo lì. Lí dalle tue parti perché ho due colloqui di lavoro e ti chiedevo se magari riuscivamo a fare il pranzo mancato dell’altra volta e poi….” inizio a sorridere e a diventare di non so quale colore sul volto.
“E poi….c’era un p.s….”
“Martedì….? ” interviene mentre cerco di concludere quella benedetta frase che mi rendeva inquieta e inibita.
“E poi c’era un p.s. …” tento di proseguire mentre anche lui cerca di parlare.
“Martedì qu…” si blocca per concedermi di esprimermi.
“Dimmi!” Gli dico, lasciandogli la parola.
“Martedì questo?” Chiede.
Sospira. Sospira forte. Lo sento, al di là del cellulare, agitarsi e perdere la sua mascherata pacatezza.
“Sí, martedì questo!” Mi affretto a rispondere.
“Colloqui di lavoro?” Domanda poi.
Sospira più forte. Soffia ed inspira in preda al panico più totale.
Fa un respiro finale, ancora più profondo: “qui te li sei trovati?” domanda poi, come se la cosa gli desse fastidio. Un profondo fastidio e tormento.
“Sí, perché io guardo dappertutto! Sto cercando in tutta Italia praticamente. Pensa che il giorno dopo ho un colloquio a Milano. Non ne sto potendo più. È due settimane che sto girando a vuoto e facendo colloqui.”
“Calma! calma!” Mi ripetei nella mente prendendo fiato. Stavo raccontando una serie di cazzate cosí colossali e dannatamente assurde, che non so nemmeno io come ho fatto a renderle pressoché credibili!
“Beh, stai a cercá lavoro insomma!” No ti prego! quella voce, quella cadenza! Oddio volevo svenire! Era così sexy che avrei voluto essere un fantasma per attraversare quello schermo e scaraventarmi dolcemente addosso al suo corpo perfetto.
Ok. Tralasciando il suo sex appeal indiscusso, stava a stento tentando di autoconvincersi che ciò che stavo proferendo fosse vero. Perché la verità è che odiava ammettere che avrei fatto i salti mortali per raggiungerlo e possedere un poco del suo tempo. Oltre al suo corpo ovviamente…
Odiava ammettere che non era per niente complicato per me poterlo vedere. Che la distanza non era certo un problema e che il solo vero problema era lui. Lui e la sua dannata codardia.
“Ti giuro, guarda, sono in crisi! Sto impazzendo!” Continuai con le menzogne.
“Va beh, maaa….a parte questo…c’era un p.s….ahaha” e mi gettai stupidamente a ridere in preda alla vergogna e paura di tutto!
“Un p.s. un po’ …..un po’ diretto…” procedetti ridendo ancora di più.
“Eh non li ho letti i messaggi…scusa mi dispiace….cosa….cosa mi avevi scritto?” Mi chiede lui, in seguito alle mie parole.
“Eh fa niente! In pratica il p.s. era….era….” e come una cretina mi rigetto a ridere.
“Aspetta! Mi vergogno a dirlo! Ahaha” continuo, senza riuscire a contenere le parole.
“Calma! In pratica il p.s. era…. porta i preservativi…” glielo dico. Sí, non so come, ma glielo dico davvero. Un successo, per una come me!
Fa una sottile risatina. “Era… scusami?” Mi chiede!
“Eh niente! hai capito!” Rido forte! “Dai non farmelo rileggere! Eeee ridire! Non farmelo ridire dai, per favore! ” Rispondo in totale confusione.
“Eh ma se non ti ho capita non ti ho capita!” Mi dice.
“Eh?” Esclamo ridendo.
“Non ti ho capita!” Insiste allora lui, obbligandomi a ripetere.
“Allora: il p.s. era: porta – i – preserva- ti- vi.” Rispondo scandendo bene le parole.
“Addirittura?” Mi chiede.
“Addirittura!” Escalmo convinta e con voce quasi provocante.
“Nooo nel senso cheeee… rimangono sempre inconcluse le cose e quindi….” il mio tono cambia facendosi improvvisamente più timoroso e mansueto mentre lascio la frase a metà.
“E quindi avevi intenzione di concluderle? ” mi chiede lui con quella maledetta voce che tanto adoro.
“Io sì….tu no?” Domando titubante temendo la risposta.
“Mmmm…” respira “non so quanto sia una buona idea…lo sai!”
Ecco lo sapevo! La solita risposta da disco rotto che si ripete all’infinito. Ripete, ripete e ripete torturando i miei nervi ormai ben poco saldi.
“Mmm aaaaaah ma allora: se uno ha voglia di una persona…e la voglia c’è sia da parte mia che da parte tua…perché non viverla?” Ribatto alzando gli occhi al cielo con tono seccato ma comunque cercando di rimanere pacata.
“Indipendentemente da quello che c’è o non c’è…nel senso, quello chissenefrega alla fine, no?” Continuo, tentando disperatamente di persuaderlo dal suo insopportabile pensiero duro come il marmo.
“Cioè, nel senso: va beh… che tu voglia o no rivedermi, non penso che sia un problema…
Se uno ha voglia di far qualcosa, la vive e basta no? Cioè…io sono arrivata a un punto che ho pensato questo!” Esclamo attendendo le sue parole.
Resta in silenzio qualche istante.
“Come mai sei arrivata a questo?” Mi chiede poi, tirando un sospiro.
“Perché ho voglia di te! Cioè…perché non ne posso più!” Rispondo, con tono quasi seccato.
“Perché poi l’altra volta sei stato stronzo. Mi hai lasciata con la voglia e non sei più tornato e io pensavo alla sera diiii….” mi sfogo poi, con fare da bimba indispettita.
“Diiii….di di… insomma…di!” continuo.
“Che la serata si svolgesse meglio…e invece la serata si è svolta da sola a letto con la voglia che mi hai lasciato te malvagio!” Gli getto addosso con una sottile risatina sarcastica tra le parole che mi uscivano da sole.
“Va beh ho capito però ti ripeto…io la penso in un modo diverso un po’ dal tuo, sai?”
“Va beh ma non c’entra! Io cosa ti ho detto adesso? Anche se la pensiamo in un modo diverso la voglia comunque è la stessa e non ho detto che per forza ci debba essere un seguito. Cioè…nel senso, non ho questa….questa pretesa! Se tu non vorrai più rivedermi non mi rivedrai più…sarà una scelta tua… o forse anche mia… magari non vorrò più neanche io….” gli dico.
Respira.
“Cioè alla fine non si sa le cose come vanno…” concludo. E già comincio ad essere fiera di me.
Lo sento soffiare, respirare forte. Lo sento così bene che è come se avessi il suo viso davanti agli occhi rosso e sudato, le sue mani premute sulle labbra che gli fanno emettere strani suoni e il suo sguardo buio e crucciato.
Sospira a fondo. “Certo….capisco…”. Respira forte di nuovo.
“Ma io purtroppo martedì non ci sono tutto il giorno. ” Aggiunge, con voce quasi tremante e avvilita dalle mie parole appena pronunciate.
“Cioè, sei via?” Gli chiedo.
“Sto a Roma con l’università”. Risponde.
“Ma tutto il giorno?” Gli domando.
“Eh sì…dalla mattina fino alla sera!” Mi dice.
“Azzo!” Esclamo basita.
“Mm mm” annuisce.
“Eh… io ce li ho la mattina i colloqui. Tutti e due la mattina!” Intervengo allora, preseguendo con la mia stupida menzogna a fin di bene.
“I colloqui?” Mi chiede.
“Sì i colloqui. E riparto la sera”. Rispondo.
“Cioè….riparti la sera….ma a che ora?” Mi domanda interessato.
“Alle sette!” Rispondo.
Sospira a fondo.
“C’hai il treno?” Chiede.
“Mm mm” affermo.